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DDo Fun: Capitolo 1 - Kortos Island

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  • DDo Fun: Capitolo 1 - Kortos Island

    Dungeons and Dragons online

    Sgomento. Disperazione.
    Più quella sensazione che si prova quando ci si rende conto che la speranza resterà tale e non diverrà mai realtà. Questo leggevo nel volto del nostro affezionato barista mentre ci portava da bere. “Che hai?” gli chiesi, e lui a me “Caro Fizziu, se continua così sono rovinato … con tutta questa neve nessuno vuol più bere le mie birre e io dovrò chiudere”.





    Mi alzai di scatto dal tavolo proclamando con voce tonante, non tanto per il tono quanto per una leggera flatulenza che mi sfuggì nello sforzo improvviso “Mai! Giuro qui solennemente che non avrò pace finché non risolveremo questa faccenda! E neanche voi la avrete!” dissi guardando negli occhi uno ad uno i miei commensali di gilda. Ma essi risposero al mio proclama con occhiate annoiate che non presagivano alcunché di buono. Per non parlare dei gesti con le mani, chi con una chi con entrambe, che qui non riporterò per pura decenza … anche se non so bene cosa sia.

    Questo è l’inizio della storia, la storia di come un gruppo di Guardiani della Leggenda riportarono il piacere della birra in Kortos. E già che c’erano vissero alcune esaltanti avventure, non tanto per dimostrare il loro coraggio o per riportare la pace in città quanto perché non furono svegli a sufficienza per evitarle …

    Capitolo 1 - Kortos Island
    Di certo a così poca distanza dal mare non mi sarei mai aspettato di vedere la neve, immancabile coperta bianca caratteristica della mia terra natia, I Picchi delle Montagne Collinose di Piana del Fondale Marino Sotto il Livello del Mare.
    La gente qui non è un granché: gli autoctoni sono anche abbastanza ospitali ma basta uscire di qualche metro dal cancello che delimita il villaggio e ci si imbatte in un vero e proprio mortorio … zombies, ghouls e se va bene qualche Sahuagin a tenerti compagnia. Io ed i miei compagni impariamo presto che il saluto più cordiale da queste parti quando ci si imbatte in un Sahuagin è “Oh no! The Sahuagins found me!” e più lo si ripete più si dimostra galanteria ed educazione.

    A proposito, non ho ancora descritto i miei compagni di viaggio ed è meglio che lo faccia se non voglio ritrovarmi senza rotule al prossimo incontro. Kobadera è il nostro capogilda. La sua migliore qualità è il carisma, ne possiede in grandi quantità. Quello di cui scarseggia sono i capelli ma tant’è mia nonna Ullapeppa soleva sempre dire che chi ha pochi capelli è molto intelligente. Ho sempre sospettato che lo dicesse perché anche lei ne aveva proprio pochi … e non doveva essere così intelligente per inventarsi una baggianata del genere … Poi abbiamo Gremio il barbaro, detto Chef Tony per la sua abilità nell’affettare zucchini, cipolle e carote con le sue due lame: Serie e Perfetta. Anche qui ad intelligenza non siamo a livelli elevati, comunque. Andromedah e Fariah sono i più vecchi di tutti anche se non vogliono che si sappia. Come se non si vedesse, peraltro. Però sono la nostra guida morale, specie quando buttano giù qualche gallone di birra (c’è sempre da imparare in questo da entrambi). Il bardo Siwen non meriterebbe di essere nominato visto che non sa suonare alcun pezzo dei Men-O-War, ma se non lo cito si offende quindi ecco qua. Obe è il nostro curatore. La sua maestria è ben nota, tanto che ha dovuto pure cambiare cognome per non farsi riconoscere dai suoi precedenti compagni di viaggio … Pina e Marko sono due entità in una sola. Un po’ come Gianni e Pinotto insomma, e vagano straniti per Kortos esclamando di tanto in tanto “E’ come Wow!”, ma non sono ancora riuscito a capire se si tratta di una frase di tipo comparativo o va piuttosto considerata leggendola al contrario “Wow, come è!”. Un giorno capirò, spero.

    Il gruppo è strano ma ognuno di noi fa la sua parte: Kobadera prova a giocare di ruolo salvo immaginare di mettersi le mani nei capelli (diciamo che gli piacerebbe) ogni volta che entrando in una stanza si rende conto che in tempo zero secondi stanno tutti a rompere casse e barili; Siwen si becca gli sberleffi di tutti ma alla fine gli vogliamo tutti bene … almeno finché non troviamo un bardo un po’ più bravo e non dovrebbe essere difficile; Gremio non parla, sfascia. E occasionalmente prepare una julienne di verdure da leccarsi i baffi (chi ce li ha). Pina e Marko passano il tempo a fare confronti tra Kortos e Azeroth (tipo “il blu di questo cielo è più bello di quello di Azeroth!”) mentre io intrattengo tutti con la mia simpatia accompagnando le mie divertentissime battute con dei rutti di diverse tonalità.

    E insomma siamo lì che giriamo per le colline quando Siwen vede dei funghetti e pensando che siano quelli che gli piacciono tanto entra in una grotta e a noi tocca seguirlo. Siamo grossomodo nella zona che si chiama “Picco della Miseria” e anche qui mi sfugge se il nome sia un sagacissimo indizio sulla ricchezza ed i tesori che potremo trovarvi o piuttosto un’esclamazione dialettale di qualche turista rimasto affascinato dal panorama (“che Picco della Miseria!”).

    Entriamo e ci teniamo vicini gli uni agli altri. Ad un certo punto il nostro capogilda comincia a vedere luci di ogni colore a destra e a manca, segno evidente che ha provato i funghetti di cui sopra con effetti devastanti sulla sua già labile psiche. Siwen non trova di meglio da fare che cadere al piano di sotto da un dirupo nell’ilarità generale, Obe biascica che questo posto gli piace ed è migliorato molto dall’ultima volta che c’era stato (e tutti ci chiediamo come fosse prima …), Gremio corre su e giù per le rampe di scale come neanche Mennea ai tempi d’oro, Pina e Marko osservano con molta arguzia che gli zombie di Wow sono molto più coordinati nei movimenti mentre io mi trastullo menando ragni, non-morti (ma poi diventano morti, fidatevi) e qualche cultista che intrattiene gli astanti con movimenti delle mani e del corpo degni di un tronista ospite in una discoteca.

    Dopo aver girato per ore arriviamo in una stanza enorme dove un tizio con movimenti delle mani stile “Colpo della Mantide kung-fu” sembra stia facendo … qualcosa … ad un drago tutto bianco. Andromedah ci mette due secondi netti a concludere che si tratta di un drago di ghiaccio e quando gli chiediamo come ha fatto a capirlo lui indica il muso della bestia asserendo che poiché il naso è umido si deduce, palesemente, che col freddo si sia preso un raffreddore e le stalattiti che pendono dall’animale sembrano confermare la diagnosi. Io non sto neanche ascoltando perché la mia attenzione è tutta rivolta ad un enorme pietra preziosa lì vicino. Il nostro capogilda non fa a tempo di dire “Riflettiamo sul da farsi” che io e Gremio (so che lui mi segue volentieri in questo tipo di iniziative) stiamo già picconando il prezioso minerale. Purtroppo la mia ben nota delicatezza di mano in questa occasione decide di non farsi viva, così basta un piccolo colpetto di punta con la mia enorme ascia bipenne per mandare in frantumi la gigantesca fortuna sottosuolosa mineralosa. Siwen è diperato pensando ai soldi persi, Pina invece sbava pensando alla parure che ne potrà ricavare.

    Kobadera, come un falco cacciatore nella notte, cerca di sfruttare ogni occasione per ruoleggiare ma non c’è verso. Come si azzarda ad ipotizzare “Dalle mie conoscenze mi pare di ricordare che quel tizio sia un Mind Fla ….” che il drago, probabilmente disturbato dalle sue ciance, molla uno starnuto epocale ghiacciando all’istante il dirimpettaio suo e mandandolo in mille pezzi. “… yerecredodipoterdiresenzatimoredismentitachestacon trollandomentalmenteildragochesonocertosialacausad ellaneveperenne” conclude, prima di riprendere il fiato.
    Tutti lo guardano attoniti mentre lui sorride, soddisfatto di aver potuto dimostrare ancora una volta le sue conoscenze.
    Usciamo dalla grotta e ci rendiamo conto che le sue parole sono veritiere: la neve è sparita, il clima è mite, la gente sorride e ci acclama. Mentre notiamo in cielo il drago che lascia l’isola per non farvi più ritorno la mia mente vaga vaga vaga e si ferma sull’immagine di un bel boccale di birra gelata. “Forza amici” esclamo prodigandomi in poderose pacche sulle spalle equamente distribuite fra i miei compagni “andiamo a farci una birra, offre Obe!”.
    Ascoltate il vecchio Fizziu, il vecchio Fizziu dice sempre “Non c’è dolore, pena o peripezia che una buona birra in compagnia non si porti via”.
    Provate a dire che non è vero se avete il coraggio!
    Alla prossima avventura!


    Fizziu
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