Un classico del genere poliziottesco.
Anni 70, una Milano Plumbea e gelida, Giulio Sacchi è un giovane delinquente di periferia dedito all'abuso di alcolici e droga. E' una persona senza remore, senza morale, uccide per poche lire.
Stanco di essere senza soldi e di vivere ai margini della società decide di tentare il grande colpo, rapire la figlia del datore di lavoro ( il classico commenda milanese ) della sua ragazza al fine di ottenere un ingente riscatto.
Recluterà altri due ragazzi di strada come lui, li condurrà in una spirale di violenza e sadismo, mieteranno diverse vittime nel corso del film la cui unica colpa è stata incontrare la follia di Sacchi.
Il film si discosta in parte da certi canoni, il protagonista non è il classico commissario di polizia tutto di un pezzo ma il criminale.
Molte belle le parlate dialettali di alcuni personaggi che rendono la pellicola più immersiva
Una volta visionato non rimaniamo stupiti che Tarantino sia un estimatore del genere, Le Iene e Pulp Fiction devono molto a questo filone, in particolare i folli monologhi in cui si lancia Sacchi prima di uccidere le sue vittime non sono forse i padri dell'Ezechiele 25, 17 di Samuel L Jackson in Pulp Fiction?
L'interpretazione di Milian è notevole, il suo personaggio è drogato, sadico e violento oltre ogni immaginazione, all'epoca Milian beveva una bottiglia di vodka al giorno, molte parti del film le ha girate sotto gli effetti degli alcolici.
Henry Silva interpreta il commisario di polizia, ma il suo ruolo ha un vero senso solo alla fine.
Ottima la regia di Umberto Lenzi e musiche di Morricone.
Un film che consiglio a tutti, il mattatore e protagonista è un Milian eccezionale.
Scena Culto: L'irruzione nella villa dei borghesi e le sevizie che Sacchi e i suoi compagni compiono.
L'Opinione del Phil:
Questo film mi è piaciuto molto.
E' un film duro, cattivo, girato con gli occhi del bandito, in cui la follia assassina di Sacchi travolge e contagia anche il commissario interpretato da Henry Silva. E' paradossalmente più di quanto non succeda ai suoi complici.
Il primo pensiero che mi è venuto in mente è che questo è un film realmente "amorale", cioè in cui lo stesso concetto del bene e del male viene messo pesantemente in discussione.
Alla fine sembra non esserci possibilità di perdono o cambiamento: Sacchi è una bestia, è il male, uno capace di uccidere la sua fidanzata e recitare la sceneggiata con la polizia. Deve morire.
Non ci sono alternative, perché è furbo: le prove non lo inchiodano e la giustizia sembra essere sempre in ritardo rispetto alle sue mosse.
E alla fine muore, ma il vincitore è lui, perché il commissario è diventato come lui.
Rimane sospesa nell'aria l'attesa di una redenzione, di una liberazione da questo male radicale.
Ma, come con Godot, questa attesa, che è il filo conduttore della nostra epoca, sembra durare in eterno.
MILANO ODIA: LA POLIZIA NON PUÒ SPARARE
Produzione: 1974 - Italia, col. 100 min.
Regia:Umberto Lenzi
Sceneggiatura: Ernesto Gastaldi
Effetti speciali: Giuseppe Carozza
Musica: Ennio Morricone
Interpreti:Tomas Milian, Henry Silva, Gino Santercole, Ray Lovelock, Anita Strindberg, Laura Belli, Mario Piave
N.B.: La recensione è stata originariamente eseguita da Pirata e Phil per il vecchio forum